Appunti per il programma d'esame di Pedagogia generale. Fanno riferimento alle lezioni e ai tre testi di riferimento: di Licciardello, Strumenti psicosociali nella ricerca e nell’intervento; Il piccolo gruppo psicologico, editi da Franco Angeli; L’identità della persona sorda, edito da Bonanno.
In dettaglio le teorie sui gruppi, sulla composizione e la funzione; le basi per la ricerca psicosociale, con particolare riferimento ad una ricerca su persone sorde riguardo la propria percezione dell'identità.
Pedagogia generale
di Ivana Rita Trovato
Appunti per il programma d'esame di Pedagogia generale. Fanno riferimento
alle lezioni e ai tre testi di riferimento: di Licciardello, Strumenti psicosociali
nella ricerca e nell’intervento; Il piccolo gruppo psicologico, editi da Franco
Angeli; L’identità della persona sorda, edito da Bonanno.
In dettaglio le teorie sui gruppi, sulla composizione e la funzione; le basi per la
ricerca psicosociale, con particolare riferimento ad una ricerca su persone
sorde riguardo la propria percezione dell'identità.
Università: Università degli Studi di Catania
Facoltà: Scienze della Formazione
Corso: Scienze dell’Educazione
Esame: Pedagogia generale
Docente: Tomarchio Maria1. I sé possibili
I sé possibili sono la proiezione futura di ciascuno di noi: ciò che penso che sarò, ciò che mi aspetto di
diventare e quello che mi piacerebbe o che temo di non poter essere. Sono delle possibilità.
Sé atteso: progetti immediati. Se sperato: riuscirò a realizzarmi? Più in là nel tempo.
Man mano che ci si sposta in avanti del tempo con l’età cambiano i se attesi ma anche quelli sperati.
I sé possibili operano a vari livelli: un se atteso che riguarda il raggiungimento di un obbiettivo che riguarda
il completamento del percorso in atto (gli esami per conseguire la laurea), mentre il se sperato è quello che
può darsi (diventerò professore ordinario? Forse si forse no).
Il sé possibile coniuga cognizione e motivazione:da un fondamento nella misura in cui si ascrive in un
progetto di vita (essere motivati a seguire le lezioni), ha un significato. Coniuga i progetti (cognitivi)con gli
aspetti di tipo emozionale, gli investimenti energetici, da un fondamento al concetto di motivazione. Ha una
funzione energizzante.
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 2. Tajifel: la social identity theory
L’identità sociale è come l’individuo definisce se stesso all’interno di un determinato contesto sociale. E’
quella parte dell’immagine di se o che un soggetto di fa di se stesso, che deriva dalla consapevolezza di
appartenere ad uno o più gruppi sociali unito al significato e al valore emozionale associato a tale esperienza
(a questa appartenenza).
Quindi abbiamo consapevolezza, valore e significato emozionale: non basta solo l’appartenenza ad un
gruppo. E’ quella parte di te che deriva dal fatto che siccome ti senti appartenente ad un gruppo, attribuisci
molto valore a questa appartenenza e un grande significato emozionale e proprio per questo diventa una
parte importante di te. E’ un termine abbreviato che descrive a) aspetti limitati dell’immagine di se che sono
b) rivelanti per certi aspetti limitati del comportamento umano.
In realtà sebbene di questo fosse consapevole ha finito per parlare di identità sociale come identità tout
court.
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 3. Il bias come strategia genotipi
Genotipica non c’entra con il patrimonio genetico. Il bias è quel fenomeno per i quale tendi a sopravvalutare
il tuo ingroup a svantaggio dell’outgroup. Questa ,secondo Tajifel è una specie di strategia genotipica:
genotipica perché si verifica sempre. E’ una strategia perché serve all’immagine di sé, ad averne e
mantenerne una positiva.
Quindi Se la mia identità sociale è una parte della mia identità che deriva dal fatto che io appartengo ad un
certo gruppo, che gli attribuisco molta importanza e che questo ha un notevole significato emozionale per
me (quindi diventa parte di me) allora elevando l’immagine del gruppo, elevo l’immagine di me.
IL bias si può avere a vari livelli:
-Sul piano cognitivo: è un errore sistematico di valutazione. Perché anche contro l’evidenza privilegia
l’ingroup a svantaggio dell’outgroup (noi siamo i migliori)
-Sul sociale: comporta o può comportare relazioni conflittuali fra gruppi diversamente caratterizzati.
Siccome il bias ha a che fare con i processi di categorizzazione e siccome nell’approccio di tajfel tanto più
uno è bravo lo è nel confronto,questo confronto porta a conflitti. Vedi tra tifosi.
-Sul piano psicologico: è un meccanismo di base, una sorta di strategia genotipica che consente alle persone
di acquisire e mantenere una positiva immagine di sé.
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 4. Il paradigma dei gruppi minimi
Tajfel a stabilisce che questo fenomeno si verifica sempre attraverso il paradigma dei gruppi minimi. I
gruppi minimi sono tali non solo perché sono composti da poche persone ma soprattutto perché minime
sono le condizioni dell’appartenenza. Nelle ricerche che lui ha condotto delle persone sapevano di essere tra
coloro che preferivano Paul Klee mentre sapevano che altri che loro non conoscevano preferivano come loro
Paul Klee mentre altri (che sempre non conoscevano ne avevano mai visto) preferivano Kandisky. Il
semplice fatto di essere categorizzati come coloro i quali preferivano Paul Klee di fronte alla domanda : se
devi dare denaro a chi lo dai? La risposta era “quelli che appartengono al mio gruppo.
L’unica condizione di appartenenza (preferire un pittore) era estremamente generale e minima. Basta questo,
diceva Tajfel, perché si verifichi il bias, ergo il bias si verifica sempre. Si verifica sempre perché serve a
mantenere un elevata immagine di se, bisogno fondamentale delle persone.
La procedura prevede le seguenti condizioni:
1) I componenti non si conoscono
2) Non vi à alcuna interazione tra loro
3) Ognuno viene indicato con un numero di codice.
Minime quindi sono le condizioni dell’appartenenza che determinano la categorizzazione. Se la
categorizzazione avviene in condizioni così limitate allora avviene sempre secondo Tajfel.
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 5. Cambiamento vs mobilità sociale
T. dice che la mobilità riguarda il fatto che le persone possono cambiare gruppo (non è così semplice: nei
malavoglia ‘Ntoni non voleva fare più quella vita ma fece una brutta fine. Un tempo chi apparteneva in una
classe sociale restava in quella pena il diventare outgroup). Oggi è sostanzialmente garantita ma non troppo.
Nella mobilità realmente si cambiava di status in ogni caso passare da una condizione non soddisfacente ad
una che lo è (comprende anche la possibilità di cambiare partner, cosa che prima non era semplice).
C’è un problema sia di percezione soggettiva ma anche di contesto che spinge o no verso una certa
direzione. Oggi il contesto spinge verso la mobilità e il cambiamento ma non è detto che esso si verifichi.
“Cosa penserà la gente se faccio questo?
Quando parliamo di mobilità parliamo di cambiamento del singolo. Il cambiamento invece è quello di un
intero gruppo. Sul piano macro cambiamento sta per rivoluzione mobilità sta per riformismo. Sul piano
micro è più facile ottenere cambiamenti lavorando con i gruppi che non con i singoli.
Con il singolo fai la predica, con il gruppo ci vuole competenza nel conoscerne le dinamiche. Ma mentre
con il singolo non si ottiene nulle con il gruppo è più facile. Questo Lewin (levin) lo ha applicato prima
ancora di tajfel nelle famose ricerche condotte negli stati untiti mirate a convincere le massaie a cambiare
tipo di cibo. Se cambio da solo è un problema (cosa penseranno gli altri?rischio di perdere la faccia con il
gruppo) se cambiamo insieme il discorso cambia (mal/ben comune mezzo gaudio).Non si tratta di
insegnare(apprendere la matematica) ma di permettere di riflettere sui propri comportamenti.
Il ragazzo che non va a scuola lo fa perché non “ne mangia” o perché non vuole costruire un immagine di sé
di colui che non capisce niente? I ragazzi che non vanno a scuola strutturano sistemi di valori diversi (“a
scuola ci vanno i rammolliti”). E’ importante il lavoro con il gruppo di riferimento, facendosi accettare e non
ponendosi come “salvatori”(non è detto che tutti vogliano essere salvati, a nessuno piace essere giudicati).
Altra cosa è acquisire il ruolo di chi aiuta a riflettere su se stessi(non imporre ideologia o cambiamenti),
facendosi prima accettare: i cambiamenti in tal caso sono reali e c’è più possibilità che siano duraturi
rispetto all’intervento con il singolo(tranne che si tratti di un singolo isolato). La preoccupazione del singolo
è non essere accettato dal gruppo, di fare il traditore!
Nei gruppi c’è sempre la leadership tranne che nei gruppi psicologici.
Cambiare un gruppo significa cambiare identità. Attaccare l’identità significa ferire il soggetto (James).
Spesso i peggiori leghisti sono persone che hanno radici meridionali e che si sono integrate nel sistema.
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 6. Il meta contrasto
Gli stimoli quindi sono tali se li percepisci, e acquistano significato diverso sulla base anche delle aspettative
diverse che si hanno. Il meta contrasto è quel fenomeno per il quale all’interno di una realtà costituita da
stimoli psicologicamente significativi, il soggetto accorpa (unifica) in base al fatto che considera certe
differenze tra quegli stimoli, minori tra loro rispetto a quanto non siano rispetto ad un altro gruppo di
stimoli. La categorizzazione è un fatto automatico ma gli effetti non sono uguali per tutti. Per il soggetto
alcuni stimoli sono più simili tra loro rispetto ad altri. La similarità è nei nostri occhi. Esempio: gli studenti a
lezione non si sono mai parlati ne salutati, ma in un altro contesto o situazione (aereoporto) si salutano.
Quella persona assume diversi significati in base al contesto. Noi organizziamo la nostra esperienza non
come fatto in se ma sulla base di similarità e differenze che NOI percepiamo. ( a Mosca sentir parlare
qualcuno in italiano apre il cuore perché si differenzia la persona “dei nostri” da tutti gli altri). Solo gli
stimoli significativi (li cogli oppure no sulla base delle tue aspettative valori situazione ecc.) permettono di
essere percepiti e categorizzati in un modo anziché in un altro sulla base della similarità e delle differenze.
Gli stimoli sono raggruppati in un certo modo sulla base che tu li vedi simili, ciò che in un dato contesto può
essere simile, in un altro non lo è affatto.
Il meta contrasto viene applicato da Turner alle relazione tra i gruppi:una ragazza si innamora di un
senegalese e la madre non è felice. Quando la madre vede i senegalesi pensa una cosa diversa dalla figlia.
Quindi per Turner così come viene organizzata l’esperienza, allo stesso modo vengono organizzate le varie
percezioni (rappresentazioni) di noi. Lui considera l’identità sociale come un sotto sistema del concetto di
se. Quest’ultimo è una struttura cognitiva molto complessa che media in circostanze adeguate i rapporti tra
l’ambiente sociale ed il comportamento sociale. L’identità sociale controlla (ne è alla base) e costruisce
(sulla base di questo sono costruite nuove relazioni sociali) gli stimoli sociali e fornisce una base per
regolare il comportamento. (Sulla base del fatto che tu ti categorizzi in un certo modo (il fatto che la mia
identità sociale non è più quella del gruppo dei bianchi e neri ma è il gruppo delle persone che si rifiutano di
avere pregiudizi determina un diverso rapporto con gli altri. Tutto questo media i rapporti sia con l’ingroup
che con l’outgroup.
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 7. Il concetto di sé
Il concetto di sé è una rappresentazione complessa.
Quanti sono i livelli di categorizzazione di sè?
Per t. sono almeno tre. Il primo è quello sovraordinato: tutti facciamo parte della specie umana. Differenzia
umani da non umani. Dovrebbe essere la categoria di base. Il secondo è intermedio:tanti gruppi sociali,
(padre professore, siciliano, cattolico ecc.). il livello subordinato è personale: ognuno di noi con la propria
specificità. Quindi : specie umana, sociale e personale.
La categoria della specie umana siamo sicuri sia così condivisa? (vedi l’olocausto, vedi chi spende quattrini
per il cane;chi considerano più simile a sé: il cane o l’uomo di colore? I vegetariani allargano il concetto di
categoria anche agli animali. Durante le guerre questo concetto subisce molte trasformazioni:i naufraghi
cannibali) Questo è centrale nei rapporti tra gruppi: T. dice che le persone hanno idee diverse rispetto ai tre
livelli e alla fine c’è un collegamento a Lewin. In questo senso la categorizzazione del sé non è così
oggettiva. Anche nella categoria più generale entra in gioco la soggettività (o se vogliamo
l’intersoggettività).Questo accade in certe situazioni!! Anche qui si applica il principio del meta contrasto!! I
naufraghi: come ti categorizzo? Come uno che soffre con me (simile a me)oppure possibile strumento(cibo)
della mia sopravvivenza?
Principio di depersonalizzazione.
Fondamentale per tentare di spiegare i fenomeni di gruppo per T.
La depersonalizzazione è il passaggio dalla focalizzazione sulla propria identità personale a quella
dell’appartenenza gruppale. Non è una perdita, una de-individuazione ma un fenomeno che spiega i
meccanismi di gruppo: è il passaggio dall’io al noi, laddove tale passaggio non è un perdita ma è un
arricchimento solo a patto che questo noi diventi intercambiabile (mi considero come gli altri, fungibile non
in base alla individualità ma al gruppo: noi della falange.) la focalizzazione è sulle appartenenze.
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 8. Brown: critica al bias
Brown nelle sue ricerche ha trovato che non sempre questo fenomeno si verifica, o per lo meno si verifica
ma è piuttosto labile. Per lui non è vero che nei gruppi minimi si ottiene sempre il bias.
Se non si verifica sempre allora non è una strategia genotipica. Ma allora in quali condizioni si verifica?
In Tajfel l’attenzione è ai gruppi e il soggetto c’è ma in quanto parte del gruppo.
Con Turner l’attenzione è sull’individuo.
Negli anni sessanta/settanta il contesto punta ancora molto sull’idea di classe sociale dove il soggetto è
ancora un po’ in secondo piano, chiuso. Da allora cominciano ad essere superate molti confini e distinzioni,
per cui si sposta l’attenzione dal gruppo al soggetto.
In questo quadro, Brown dice: l’individuo non è solo la classe sociale a cui appartiene, non è solo il sociale
al quale appartiene ma il sociale è articolato in gruppi e il soggetto oltre che in certo contesto sociale si
forma anche all’interno di certi gruppi (famiglia, amici, lavoro ecc.). Inoltre le persone non sono fungibili
ma hanno idee molto diverse rispetto ai rapporti con gli altri ecc.
Sulla base di questo, Brown elabora la sua tassonomia.
Hinkle e Brown partono dalle ricerche di T., si rendono conto che sono insufficienti e cercano di elaborare
un modello diverso trovando le loro radici anche attraverso studi di tipo diverso (triadis).
Quindi:
1) Il bias non si verifica sempre e quindi non è genotipico
2) Anche se si verifica non è detto che sussistano sempre le due condizioni (valore e coinvolgimento
emozionale) contemporaneamente. Si può anche avere per esempio forte coinvolgimento emozionale
dandogli scarso valore (vorresti che il tuo gruppo, la tua famiglia, alla quale ti senti coinvolta migliorasse.
Ciò significa che non gli attribuisci grande valore e quindi ti arrovelli. Oppure al contrario gli attribuisci
grande valore ma non ti senti coinvolto.)
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 9. Diversità tra culture collettiviste e individualiste
Il soggetto vive in una certa cultura (le culture sono diverse tra loro) .B. le ordina.
Ad un estremo abbiamo le culture “collettiviste” e all’altro abbiamo quelle “individualiste”.
Quelle collettiviste sono caratterizzate sostanzialmente dalla focalizzazione sul bene degli altri, un se
interdipendente, le persone si percepiscono i termini dei gruppi di appartenenza, c’è una coerenza tra scopi
individuali e collettivi e i secondi prevalgono sui primi.
Nella cultura individualista si è più indipendente.
Vengono ordinate anche le persone:
-Allocentriche: Non appartengono solo alla cultura collettivista!!sono coinvolti nei problemi dell’ingruop
(mio fratello si è laureato e sono fiero ecc..l’onore della famiglia ecc.).Realistica percezione di se. La
focalizzazione è centrata sul gruppo piuttosto che sul soggetto.
-Idiocentriche:quello che contano sono i miei successi. Il gruppo è valutalo in base ai miei scopi.
I gruppi al quale l’individuo appartiene sono anch’essi diversi. Alcuni ad orientamento relazionale, altri
autonomo.
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 10. Gruppi a orientamento relazionale
Sono quei gruppi il cui valore viene trovato nel confronto con altri gruppi (es. squadre di calcio oppure nei
paesi i devoti dei diversi patroni). Spesso lo stimolo all’acquisto trae origine da questo. La nostra cultura è
spesso ad orientamento relazionale (ad. Esempio: quanto hai preso a scuola? E gli altri?). Il problema è il
confronto con l’altro
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale 11. Gruppi a orientamento autonomo
Orientamento autonomo: il confronto è o con se stessi e ed il proprio punto di partenza (sono arrivato qui
partendo da un certo punto, Es. gruppi di terapia). Oppure in rapporto ad uno standard ideale.
Indipendentemente da cosa fanno gli altri.
Nel primo tipo di gruppo l’altro diventa un limite (devi superarlo, meglio se una classe è scarsa perché io
sono meglio), nel secondo l’altro è un possibilità perché mi permette di raggiungere i miei scopi (è meglio se
il mio gruppo è competente perché imparo di più anche io).
Ivana Rita Trovato Sezione Appunti
Pedagogia generale